Quinoa: perché fa bene all'uomo e male al pianeta
Perché Nonno Carlo non mangerà mai un piatto di quinoa?
Oggi andiamo in viaggio. Siamo su un sentiero sterrato che attraversa le Ande, in Bolivia: alta quota, cielo limpido, aria rarefatta, pendici ricoperte da arbusti selvaggi e un vento feroce che spazza la polvere. Qui Luis, un collega boliviano di Nonno Carlo, ha la sua azienda: da innumerevoli generazioni la sua famiglia alleva lama e alpaca sulle pendenze più dolci, riservando i terreni più impervi alle coltivazioni. Alla base della dieta di Luis c’è el grano de oro coltivato proprio nei terreni più ingrati, a oltre 3000 metri.
El grano de oro è un comune ingrediente andino locale, sfruttato nelle cucine contadine, alimento base, autentico ed umile come lo è stata la polenta per Nonno Carlo e per tutti i contadini come lui, nella bassa bergamasca dei secoli scorsi. |
Chi lo direbbe che stiamo parlando della quinoa, oggi nota come superfood dalle incredibili qualità nutrizionali, consumata a chili nelle nostre metropoli, in fresche insalate di quinoa e verdure o cucinata in zuppe healty di cereali e quinoa.
Il seme d’oro ha rappresentato nei millenni un alimento tanto antico quanto prezioso per le fiere popolazioni andine, tanto da meritare il soprannome di “madre di tutti i semi”. Intere generazioni di contadini hanno prosperato grazie alla quinoa: possiamo immaginarle con chiarezza, a tavola, consumare i pasti tradizionali con lo stesso gusto e la stessa serietà di Nonno Carlo da bambino, soddisfatto e grato di avere davanti un piatto ricco di polenta, verdure e bollito, dopo un lavoro ben fatto in stalla.
La quinoa è un cereale?
Sni, la quinoa è una pianta erbacea della famiglia delle chenopodiacee (la famiglia degli spinaci), molto resistente e per questo facile da coltivare in condizioni estreme. Tuttavia, spesso viene considerata uno pseudo-cereale e una valida alternativa a mais, frumento e co.
Nell’azienda di Luis, la produzione della quinoa è ancora simbiotica all’allevamento dei lama, come avviene da millenni: gli animali infatti forniscono concime in modo equilibrato ai terreni aridi delle Ande. “L’allevamento dei lama, insieme alla quinoa, era la base del sostentamento del popolo andino. Gli antichi conoscevano e rispettavano questo equilibrio” ed è quello che Luis continua a fare, giorno dopo giorno, come il nostro Nonno Carlo che ancora oggi fa nascere i suoi vitelli in Cascina e sfalcia fieno dai terreni circostanti, per allevare i suoi bovini rispettando gli equilibri di Madre Natura. |
Luis e Nonno Carlo hanno radici solide, grandi valori, famiglie forti, ma purtroppo non tutti riescono a conservare i delicati equilibri tra allevamento, produzione e consumo.
Il percorso della quinoa: dalle Ande, alla nostra tavola
In Europa, nel secolo scorso, i sementi di quinoa erano praticamente sconosciuti e intorno agli anni novanta fecero la loro comparsa come costoso prodotto di nicchia in pochi negozi specializzati. La quinoa, insieme all’amaranto, venne molto apprezzata dai celiaci in quanto alimento nutriente e naturalmente privo di glutine. In quegli anni, la vendita della quinoa in Europa come “alimento di lusso”, prodotta e commerciata in un’ottica sostenibile, ha significato dare un valore al patrimonio millenario di conoscenze agricole del territorio andino, permettendo ai contadini di vedere il loro lavoro valorizzato e giustamente retribuito.
La quinoa dove si compra? Oggi la quinoa non è più un prodotto di nicchia, ma un alimento ormai molto popolare, diffuso anche nei supermercati. La quinoa è un super food ormai, una delle fonti proteiche amata dai vegani. Tutto inizia nel 2013 quando l’ONU lancia “l’anno internazionale della quinoa”, promuovendo involontariamente questo alimento nel consumo di massa.
Nel corso di pochissimo tempo la domanda di quinoa registra un’impennata record del 260%: un vero e proprio boom agricolo che ha visto la produzione passare da circa 27 mila tonnellate nel 2008 a oltre 50 mila nel 2013. Attualmente, il 90% dei semi di quinoa prodotti sono destinati all’esportazione. Così, dal 2006 in poi il prezzo della quinoa aumenta vertiginosamente, fino a triplicare: sul mercato boliviano il prezzo della quinoa è quattro volte superiore a quello dei cereali comuni.
Il conto di questo fenomeno è salato: la corsa alla quinoa ha portato gravi squilibri naturali e sociali ai colleghi del nostro amico Luis. Per poter soddisfare il boom della domanda, infatti, i contadini boliviani e peruviani hanno iniziato a coltivare quinoa sfruttando ogni spazio, rendendo di fatto questa coltivazione una monocultura intensiva al pari del mais e della soia. Alcuni produttori hanno abbandonato la rotazione delle colture e confinato l’allevamento dei preziosi alpaca in aree più ristrette (comunità che prima avevano migliaia di capi, oggi contano meno di un centinaio di animali). Per produrre anche in territori meno adatti e senza il contributo del concime degli alpaca, molti contadini hanno iniziato a utilizzare maggiori quantità di fertilizzanti in sintesi e pesticidi. |
Da super food a “bad food”
Ed ecco che i super danni di questo presunto super food vengono al pettine: gravissima perdita della biodiversità delle Ande, impoverimento dei suoli, erosione, inquinamento dell’aria, riserve d’acqua e inquinamento anche dello stesso prodotto, una volta così nobile. Prodotto antico e sacro che ora, a causa dei prezzi troppo alti, non viene più consumato proprio dai contadini andini che preferiscono acquistare alimenti più economici, magari provenienti dall’estero, e rischiano di dimenticare l’alimento base della dieta dei loro avi: basti sapere che il consumo di quinoa, tra la popolazione indigena, è sceso del 50%.
Il fenomeno quinoa che nel 2013 sembrava dovesse portare prosperità, si è rivelato essere una falsa speranza e un grande bluff: ora, per prevenire ulteriori squilibri, Rómulo Caro, responsabile FAO Bolivia, spiega che c’è assolutamente bisogno di un ritorno alle origini: “un miglioramento della qualità del prodotto e un potenziamento dei processi di sostenibilità, integrati con i camelidi, lama e alpaca e con altre strategie per garantire la sovranità alimentare del popolo”.
Ecco perché Nonno Carlo non assaggerà mai la quinoa: perché ha rispetto delle proprie origini e del proprio territorio. |
Quindi, lasciamo un generoso piatto di delizioso zango de quinoa ye banane en salsa de mani alla famiglia di Luis e un bel brasato con la polenta fumante a noi qui in Cascina. Il consumo critico e rispettoso parte da qui: effettuando scelte e comportamenti alimentari valutando le conseguenze che queste hanno sul nostro pianeta.