I segreti dell'affettatrice
L’affettatrice: cenni storici
La prima affettatrice nata sui banchi da lavoro risale al 1898 inventata da un tale sig. Berkel. Il nome non è di certo nuovo poiché ha dato il via ad una serie di edizioni e diversi modelli che a tutt’oggi riscuotono un discreto successo. Il primo modello con il suo nome simbolico “modello A” ha segnato l’inizio di una nuova era, finalmente il macellaio poteva offrire fette regolari e simmetriche. Inizialmente il meccanismo si sviluppava attorno ad un volano che, mediante degli ingranaggi, permetteva alla lama di affettare il salume.
Oggi, esistono alcune versioni del macchinario dotate di motore elettrico, tuttavia in molti preferiscono la versione manuale per via dello spirito romantico e tradizionale che l’utilizzo dell’affettatrice comporta. Nelle versioni più moderne e soprattutto per le affettatrici destinate all’uso domestico, sono stati introdotti sistemi di sicurezza per evitare di tagliarsi e lavorare in totale sicurezza. L’importanza del macchinario ha dato il via ad una serie di curiosità e aneddoti che con il tempo hanno arricchito il valore dell’attrezzo.
Berkel: questione di primati
Oggigiorno, per identificare un macchinario dedito ad affettare basta dire Berkel, ed è subito sinonimo. Una volta invece, la situazione era diversa. All’epoca della sua invenzione il sig. Berkel, vista la crescente stima verso il macchinario rinforzata da numerosi premi, scelse di ampliare la produzione e affacciarsi al mondo delle bilance. Il successo fu buono, ma non eccezionale, tuttavia la vena innovativa continuò la sua espansione arrivando a raggiungere mercati totalmente distanti tra loro: navi e idrovolanti. L’interesse verso le nuove frontiere si è sviluppato grazie al rivoluzionario e al tempo stesso basico sistema meccanico che stava alla base della ormai famosa “Berkel”.
Berkel: questione di colori
Oggi identifichiamo la Berkel anche per il suo colore: il rosso. Sinonimo di passione, motore, potenza e fuoco, la scelta del colore è il risultato di studi approfonditi per rendere il prodotto ancor più accattivante e partendo dal presupposto che avrebbe rivoluzionato la tavola di molti. Agli esordi l’affettatrice per eccellenza era dipinta in colori asettici come il bianco e il nero poiché la sua destinazione d’uso erano laboratori e macellerie dove il suo unico scopo era quello di essere funzionale. Berkel capì che per proporre il prodotto ad artigiani ligi alla tradizione serviva attrarre per poi dimostrare l’innumerevole potenziale, ecco perché scelse questo colore: il rosso Berkel. Per un italiano qualunque è facile associare il colore alla potenza e all’estrema estetica, basti pensare al colore madre della Ferrari, ecco, Berkel ha applicato lo stesso principio, ottenendo - nel suo settore - il medesimo risultato.
Berkel: questione di prezzo
Bella da vedere e innovativa nel suo utilizzo. Una stella in ascesa che per piazzarsi e mantenere intatto il suo posto nel podio delle affettatrici deve essere anche accessibile. Proporre un macchinario “mai usato prima” ad un prezzo esorbitante era un qualcosa di impossibile, ancor più se chi deve acquistare non ha l’aurea futuristica e innovativa dell’inventore. Ecco che le aziende che offrono macchinari a noleggio trovano terreno fertile in queste situazioni e possono offrire un macchinario d’avanguardia ad un prezzo esiguo. Pare che affittare una Berkel professionale per un’attività commerciale costi poco meno di 10 euro al giorno. Insomma, rientrare nei costi è davvero semplice, e per rimanere ligi alla tradizione si può puntare tutto sulla materia prima: carne 100% italiana e una Berkel rosso fiammante sul bancone, a noleggio.
Berkel: questione di tagliere di salumi
Oggi si utilizza l’affettatrice per portare in tavola un tagliere di salumi di tutto rispetto, ma non è sempre stato così. Esattamente come tutte le grandi scoperte, anche per la Berkel, il binomio con gli insaccati avvenne per caso. Inizialmente il macchinario era stato predisposto al taglio di bistecche, costate e Fiorentine. Insomma, carne spessa e sostanziosa che necessitava di cura e attenzione. A sostenere la causa è addirittura il brevetto della Berkel Modello A che nel documento riporta un codice di serie (628 742) in cui viene definita “macchina per affettare salsicce tedesche”. Sembra pura utopia, argomento perfetto per la barzelletta da snocciolare al bar, invece è pura realtà.
Ovviamente serve mantenere intatto il segreto e continuare ad utilizzare l’affettatrice per l’uso che oggi conosciamo. Il salume trova nel macchinario il suo perfetto alleato per offrire un sapore unico e inimitabile che solo la carne italiana riesce ad offrire. E poi, per dirla tutta, al Bel Paese, in fatto di qualità di materie prime non manca proprio nulla. La storia è bella, la scelta di utilizzare un tagliere di salumi di provenienza italiana è un valore aggiunto di tutto rispetto. Senza se e senza ma.
Berkel: questione di salvataggio tricolore
Il 1991 è un’annata da dimenticare per gli appassionati di storia. Un incendio distrusse quasi completamente la fabbrica che era passata nelle mani degli inglesi. La voglia di mantenere alto il nome olandese sprigionò uno spirito di ricostruzione di livello e in poco tempo, a Rotterdam rinacque la fabbrica e con essa tutto il suo prestigio.
Fino al 1996. Le direttive Europee in fatto di norme di sicurezza sul lavoro si fecero molto più stringenti e rischiarono di far tramontare il mito poiché la casa madre inglese Avery, scelse di non adeguarsi alla nuova normativa per mancanza di fondi. Iniziò un periodo buio fatto di pochi alti e molti bassi, fino al 2014. L’Italia con Rovagnati sceglie di rilevare il marchio e la fabbrica che, così facendo riacquistò valore unendo la straordinaria indole innovativa olandese alla fantastica idea tradizionale italiana. Berkel, di nuovo al successo!
Berkel: questione di filosofia
Raffaele Aiello è il genio indiscusso che può raccontare quanto la passione unita al duro lavoro si trasformi in enorme soddisfazione. Sin da piccolo sognava di entrare nel mondo Berkel, dopo essere rimasto affascinato da quel agglomerato di acciaio che tagliava fette di prosciutto per il suo panino. Era un bambino e aveva un sogno grande.
Oggi è un uomo affermato, ha fondato la Michael tech Berkel, dopo essere diventato agente dell’azienda e aver provato sul campo cosa significa offrire e proporre un macchinario di questo livello. Tra Sorrento e Capri sono tante le salumerie e gastronomie che a fianco del bancone ricco di carne italiana propongono affettato tagliato al momento utilizzando una Berkel rossa. Questione di tradizione che unita alla voglia di proporre carne fresca italiana si trasforma in un binomio perfetto e vincente. Berkel è una garanzia.