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Non esiste certificazione “Grass-fed”

Non esiste certificazione “Grass-fed”

Analisi approfondita sul concetto di carne grass-fed in Italia e nel mondo

Negli ultimi anni l’espressione grass-fed è diventata un simbolo di qualità e sostenibilità nel mondo della carne: etichette, comunicazioni di marketing e persino offerte premium la reclamizzano come garanzia di benessere animale e superiorità nutrizionale.

Ma cosa significa esattamente “grass-fed”? Esiste una certificazione ufficiale a livello europeo o internazionale che tuteli il consumatore? Questo articolo spiega con dati, riferimenti normativi e fonti attendibili perché — con qualche eccezione importantissima — non esiste oggi una certificazione unica, obbligatoria e normativa chiamata “grass-fed” in UE, e come interpretare correttamente il fenomeno in Italia e nel mondo.

Cosa significa il termine “Grass-fed”

Definizione pratica e differenze terminologiche

“Grass-fed” indica, in senso letterale, un animale ruminante (bovini, ovini, caprini) che viene alimentato prevalentemente — o esclusivamente — con erba e foraggi (pascolo, fieno, insilati), piuttosto che con cereali o mangimi concentrati.

Nella pratica commerciale e di marketing i termini affini — pasture-raised, pasture-fed, forage-fed — vengono spesso confusi e usati come sinonimi, ma esistono differenze importanti: grass-fed sottolinea la dieta; pasture-raised sottolinea l’ambiente in cui gli animali vivono (all’aperto, a pascolo). (

). FAOHome

Assenza di una definizione legale univoca

A livello globale non esiste una definizione unica e giuridicamente vincolante di “grass-fed” applicabile ovunque. In mancanza di una normativa armonizzata, le interpretazioni variano molto: alcuni schemi privati richiedono che gli animali siano alimentati solo con foraggi per tutta la vita, altri consentono integrazioni in fase di finissaggio (periodo finale prima della macellazione).

In Europa, contrariamente a ciò che accade per il biologico, non esiste una regolazione comunitaria che definisca una certificazione obbligatoria denominata “grass-fed”. Studi e analisi del settore sottolineano chiaramente questa lacuna regolatoria. arc2020.eu

La grass-fed in Italia e nel mondo

Italia: associazioni private e standard volontari

In Italia esistono iniziative associative e standard volontari che promuovono pratiche “grass-fed”. Alcune organizzazioni private — ad esempio l’Associazione Italiana Grassfed (AIAG) — propongono propri disciplinari e logiche di controllo per certificare produzioni riconducibili al concetto di grass-fed. Tuttavia si tratta di schemi privati, non di certificazioni riconosciute a livello normativo da tutta l’UE. Chi acquista prodotti italiani “grass-fed” spesso si affida alla fiducia verso il marchio o alla certificazione di organismi privati. AIAG

Esempi internazionali e designazioni specifiche

Fuori dall’Italia esistono sia schemi privati ben noti (ad esempio Certified Grassfed by AGW negli USA) sia iniziative territoriali. Un caso interessante in Europa è la notorietà di marchi nazionali basati sul pascolo: ad esempio la dicitura e la reputazione di “Irish Grass Fed Beef” ha ottenuto riconoscimenti nel contesto normativo e giornalistico europeo per la forte identità territoriale e il modello produttivo basato su pascolo estensivo; ma anche questo non equivale a una certificazione UE unica e vincolante applicabile universalmente. Carolina Farm Stewardship Association

Stati Uniti, Regno Unito, Australia: mercati con schemi diversi

Negli Stati Uniti esistono certificazioni private molto diffuse e richieste da parte dei retailer e dei consumatori; in Australia e Nuova Zelanda il pascolo è parte integrante di molte produzioni e alcune etichette locali sono molto specifiche.

Nel Regno Unito organizzazioni come la Pasture-Fed Livestock Association (PFLA) spingono per una labelling più stringente e trasparente, ma si parla sempre di iniziative non centralizzate a livello governativo. pastureforlife.org

Benefici e caratteristiche della carne grass-fed

Qualità nutrizionali e caratteristiche organolettiche

Molte ricerche indicano che carni provenienti da sistemi basati sul pascolo possono presentare differenze nutrizionali rispetto alla carne convenzionale alimentata con cereali: in genere maggiore contenuto di acidi grassi omega-3, rapporto omega-3/omega-6 più favorevole e, talvolta, maggiore presenza di antiossidanti (beta-carotene, vitamina E).

Anche il profilo sensoriale può variare: la carne grass-fed è spesso descritta come più “intensa” o “saporita”, con variabilità legata a razza, stadio di macellazione e gestione del pascolo. Fonti FAO e rassegne scientifiche confermano queste differenze, pur sottolineando che la variabilità è ampia. (FAO)

Vantaggi ambientali: miti e realtà

I sostenitori del modello grass-fed evidenziano benefici ambientali: pascoli ben gestiti possono contribuire al sequestro di carbonio, alla biodiversità e alla resilienza degli ecosistemi.

Tuttavia, il bilancio ambientale non è universalmente positivo: la produttività per capo può essere inferiore rispetto a sistemi intensivi, e le emissioni di metano per unità di prodotto possono risultare comparabili o superiori se la produzione di carne per ettaro è bassa.

La valutazione d’impatto richiede analisi LCA (Life Cycle Assessment) specifiche per contesto geografico, management e ciclo produttivo. Le organizzazioni internazionali invitano alla cautela nel generalizzare vantaggi ambientali. (FAO)

Benessere animale e pratiche zootecniche

Sistemi estensivi a pascolo sono generalmente associati a condizioni di maggior libertà di movimento e comportamenti naturali per i ruminanti, un fattore che il consumatore associa positivamente al concetto di benessere animale. Tuttavia, anche in sistemi grass-fed possono verificarsi problemi (esposizione a parassiti, condizioni climatiche avverse) che richiedono gestione attiva e competenze veterinarie.

Prezzo e percezione di valore

Da un punto di vista di mercato, il prodotto grass-fed gode spesso di un premio di prezzo: analisi di mercato stimano che la carne grass-fed possa collocarsi in una fascia premium, mediamente dal 15% al 30% in più rispetto alla carne convenzionale, a seconda del canale e del brand.

Questo premium riflette sia i costi di produzione (minore densità produttiva, stagionalità, gestione del pascolo) sia la percezione di qualità da parte del consumatore. Market Report Analytics

Perché «Non esiste certificazione grass-fed» (con qualche eccezione importante)

Mancanza di armonizzazione normativa UE

In Europa non esiste oggi una normativa comunitaria che definisca ex-lege cosa significhi “grass-fed” e che istituisca controlli obbligatori uniformi su scala europea. Le regole di etichettatura generale (Regolamento UE n. 1169/2011) trattano l’indicazione dell’origine e le informazioni essenziali per il consumatore, ma non offrono una definizione specifica per dietary claims come “grass-fed”.

Pertanto, le diciture attuali si basano su schemi privati, disciplinari nazionali o su indicazioni di origine che possono implicare pascolo ma non certificano in modo omogeneo lo stato “grass-fed” dell’animale. Food Safety

Schemi volontari e marchi privati: valore ma non obbligatorietà

Molte certificazioni “grass-fed” sono volontarie e gestite da enti privati (associazioni di produttori, organismi di certificazione, ONG). Questi schemi possono essere solidi e trasparenti, ma la loro efficacia dipende dallo standard adottato, dal rigore dei controlli e dalla credibilità dell’organismo che li rilascia.

In mancanza di un benchmark legale comune, i consumatori devono leggere con attenzione i disciplinari e le etichette, chiedere informazioni sul periodo di pascolo, sulle integrazioni di mangime e sugli audit. (AIAG)

Eccezioni: indicazioni territoriali e PDO/PGI

Non va però generalizzato che non esistano riconoscimenti ufficiali legati a sistemi di produzione al pascolo: esistono denominazioni di origine protetta (PDO) o registrazioni specifiche che riconoscono un forte legame tra territorio, metodo di produzione (pascolo) e qualità organolettica — vedi alcuni casi nazionali come la valorizzazione di carni irlandesi riconducibili al pascolo.

Questi riconoscimenti sono però basati su requisiti geografici e consuetudini produttive, non su una definizione standardizzata “grass-fed” applicabile a tutti i produttori UE. EUR-Lex

Implicazioni per consumatori e operatori

Per il consumatore: come orientarsi nell’acquisto di carne grass-fed

  • Leggi l’etichetta e le informazioni aggiuntive: cerca riferimenti allo standard applicato, alla percentuale di vita al pascolo, e ai controlli svolti (organismo certificatore).
  • Verifica la trasparenza del produttore: molte aziende forniscono informazioni dettagliate su pascolo, stagionalità, razze. Una comunicazione chiara riduce il rischio di “greenwashing”.
  • Considera il premium price come compensazione di costi reali: il sovrapprezzo per carne grass-fed riflette talvolta costi di produzione reali; valuta se questo maggior costo corrisponde a ciò che cerchi (salubrità, gusto, sostenibilità). (Market Report Analytics)

Per gli operatori (allevatori, trasformatori, retailer)

  • Se scegli il claim “grass-fed”, adotta uno standard chiaro: predisponi un disciplinare scritto e audit terzi per costruire credibilità. Gli schemi privati funzionano se sono rigorosi e comunicati correttamente. (AIAG)
  • Valuta la redditività: il premio di prezzo può compensare la minore produttività, ma richiede investimenti in pascolo, gestione e marketing. (Market Report Analytics)
  • Preparati a trend normativi: la domanda di trasparenza e tracciabilità potrebbe spingere Bruxelles a chiarire claim alimentari legati a pratiche produttive; essere proattivi può trasformare un rischio normativo in vantaggio competitivo. (Food Safety)

Carne grass-fed: prospettive future

Verso una maggiore trasparenza e possibili interventi normativi

La crescente attenzione dei consumatori verso origine e metodi produttivi, insieme alle pressioni per la sostenibilità, suggerisce che l’UE potrebbe in futuro intensificare le regole sulla comunicazione dei claim (inclusi quelli relativi alla dieta degli animali). Non è da escludere che nuove linee guida europee o standard di riferimento vengano adottati per evitare pratiche ingannevoli e armonizzare il mercato.

Nel frattempo, i progetti privati e le certificazioni riconosciute a livello nazionale continueranno a svolgere un ruolo centrale. (Food Safety)

Evoluzione del mercato e prezzi (nota su 2025)

Nel 2025 il segmento premium (compresa la carne grass-fed) si conferma di nicchia ma remunerativo: i prezzi medi per la carne grass-fed spesso superano quelli convenzionali del 15-30% sul retail, a seconda del paese e del canale. Tuttavia, la pressione sui costi (alimentazione, energia, logistica) e i fattori macroeconomici possono rendere volatile il premio di prezzo nel breve termine.

Gli operatori che puntano su tracciabilità, razze adattate al pascolo e comunicazione chiara avranno maggiori probabilità di mantenere il valore aggiunto. (Market Report Analytics)

Conclusioni: tutto quello che devi sapere sulla carne grass-fed

  • Non esiste oggi una certificazione unica e obbligatoria chiamata “grass-fed” a livello UE: la dicitura è largamente basata su schemi volontari, discipline private e, talvolta, su indicazioni territoriali. I consumatori devono quindi informarsi e valutare la credibilità delle etichette. arc2020.eu+1
  • La carne grass-fed può offrire vantaggi nutrizionali e di benessere animale, ma i benefici ambientali e il rapporto costo-efficacia dipendono molto dal contesto di produzione e dai metodi di gestione del pascolo. FAOHome
  • Per operatori e produttori, l’opzione più solida è adottare disciplinari chiari, audit terzi e comunicazione trasparente; per i policy maker è aperta la sfida di definire standard che proteggano il consumatore senza penalizzare soluzioni virtuose locali. AIAG+1