Un argomento delicato: la macellazione
La rivoluzione che arriva dalla spagna: le telecamere nei macelli
Nelle ultime settimane l’opinione pubblica si è focalizzata su una notizia arrivata dalla Spagna: l’obbligo di telecamere nei macelli, sia come misura di sorveglianza per impedire irregolarità nella fase di macellazione, sia come strumento di tutela per i consumatori, sempre più attenti al rispetto del benessere animale. La Spagna è stata la prima nazione europea a imporre a tutti gli impianti l’utilizzo di telecamere per tutelare bovini e polli, dopo gravi abusi portati alla luce da coraggiose inchieste giornalistiche.
Da contadini e allevatori, non possiamo che appoggiare questa decisione: noi siamo i primi ad avere a cuore la salute dei nostri animali, anche se sappiamo che le persone esterne al settore hanno una bella domanda in sospeso, spesso lanciata come provocazione: come possono convivere due concetti opposti come il benessere animale e la macellazione?
Macellazione etica: per approfondire
Chi volesse approfondire può basarsi sul convegno molto tecnico svoltosi a giugno dal titolo: “Il rapporto consapevole dell’uomo con gli animali da reddito. Analisi critica delle disposizioni vigenti in tema di protezione degli animali nella filiera alimentare” al quale hanno partecipato molte voci di spessore: Alberto Viganò per l’etica animale nella prospettiva cristiana, Pasqualino Santori per la bioetica, Alessandro Fantini che ha illustrato la “Precision Livestock Farming (PLF)” come risposta olistica all’etica e alla sostenibilità delle produzioni animali e Fabrizio De Stefani con un’analisi critica delle disposizioni vigenti.
Noi cercheremo ora di accompagnarvi in alcune riflessioni, per capire insieme come sia possibile conciliare l’inconciliabile: ovvero quando la vita di un essere vivente, diventa alimento per un altro essere vivente.
Se vuoi approfondire il nostro punto di vista, ecco il nostro articolo “Macellazione rispettosa dei bovini”.
Le riflessioni Genuine sulla macellazione
Le risposte “facilone” tipo “si è sempre fatto così” e “l’uomo è carnivoro, la mucca è un essere inferiore”, nascondono (in fondo) un briciolo di verità, ma non soddisfano neanche noi che siamo dell’ambiente, quindi figuriamoci la crescente sensibilità di chi sceglie di non consumare prodotti di origine animale e di chi invece sceglie di consumare carne prodotta nel modo più rispettoso possibile, considerando il benessere animale come parte imprescindibile della qualità dell’alimento.
Viaggiamo indietro nel tempo, siamo nel Paleolitico ai tempi del “si è sempre fatto così”: gli uomini cacciavano per alimentarsi, rischiando la loro stessa vita ed essendo grati dei “doni” offerti dalla preda: cibo, pelliccia, ossa. Con la domesticazione, l’uomo primitivo sottoscrisse un patto basato sul concetto di dono da ricambiare. Gli animali davano carne, latte, uova e lana all’uomo ed in cambio ricevevano in dono la possibilità di fare una buona vita in salute e riprodursi.
Andiamo avanti veloci fino al cattolicesimo: san Tommaso d’Aquino stabilisce la posizione degli animali ad un gradino inferiore dell’uomo, quindi creati per l’uomo secondo l’ordine gerarchico stabilito da Dio nella creazione, quindi lecita è la loro uccisione per servizio dell’uomo, sempre evitando “ingiustificato dolore”. Oggi anche papa Francesco sostiene nel Laudato sì che “l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose”. Uso e abuso, aggiungiamo noi allevatori, quando vediamo sprechi all’interno della distribuzione.
Innegabile quindi che la vita, anche quella di un animale, abbia un grande valore: noi allevatori lo sappiamo bene e sappiamo che più è piccolo l’allevamento, e più il valore della vita viene rispettato, ironicamente, persino nel momento della morte.
Il punto di vista della Nostra tradizione contadina
Come ad esempio nella stalla della nostra Cascina, dove siamo allevatori per passione e dove da sempre seguiamo le antiche tradizioni contadine prestando grande attenzione al rispetto del benessere animale: abbiamo cura dei vitelli dalla nascita, li alimentiamo bene, ci preoccupiamo della loro salute e cerchiamo di offrire sempre loro la miglior vita possibile, il più lunga possibile e priva di ansia, dolore e di tutte le sofferenze evitabili.
Tecnicamente stiamo proprio parlando del “Precision Livestock Farming (PLF)” come risposta olistica all’etica e alla sostenibilità delle produzioni animali. Il PLF è “l’allevamento di precisione” inteso come azienda nella quale gli animali vengono accuditi uno a uno, in maniera razionale senza sprechi o carenze, come tipicamente avveniva nelle piccole realtà rurali di una volta, con allevamenti piccoli, economia contadina frugale che considerava la carne un prodotto di grandissimo valore, certamente non di consumo quotidiano.
Con l’aumentare delle dimensioni delle stalle, allevare è diventata un’attività imprenditoriale come un’altra, con economie di scala e ricerca costante del profitto. In questo contesto l’allevatore ha inevitabilmente perduto il rapporto con il singolo animale e la frugalità ha lasciato il posto alla logica industriale del ROI.
Negli allevamenti di grandi dimensioni i rapporti con gli animali sono delegati a molte persone che spesso non hanno una preparazione tecnica; sono queste le condizioni che possono favorire maltrattamenti e coercizioni e che contribuiscono spesso alla cattiva reputazione di questa attività. Chiedetevi come mai al supermercato ci siano pacchetti di carne che valgono meno di un chilo di pane, ci provoca il dott. Santori, Presidente dell'Istituto di Bioetica per la Veterinaria e l’Agroalimentare. Con gli allevamenti industriali, la carne è diventata un prodotto di banale valore, estranea al concetto di animale, di allevamento e di vita. Il consumatore la trova facilmente, in abbondanza e a buon mercato, tra i banconi del supermercato. Che qualità della vita pensiamo di trovare, in un prodotto di scarso valore?
La conduzione familiare come valore
Negli allevamenti a conduzione familiare selezionati da noi, benessere e protezione degli animali sono sempre garantiti in ogni momento, anche e soprattutto nella fase relativa alla macellazione: alti standard di cura generale contribuiscono infatti a un’alta qualità della carne.
Se vuoi approfondire, ecco il nostro articolo “La filiera che fa la differenza: la macellazione etica”.
Per concludere le riflessioni, scomodiamo adesso anche Dario Cecchini, il famoso macellaio che da sempre convive con il dilemma del contrasto tra benessere animale e uccisione. Al quesito “Si può rispettare un animale che si mangia?” Lui, che da ragazzo sognava di fare il veterinario e poi è diventato un bravissimo artigiano macellaio, risponde: “E’ una bella domanda, infatti ci sono tanti che pensano di no. Io penso di sì, allevando bene e cercando di dare agli animali una bella vita lunga e una morte compassionevole, usando tutta la carne dal naso alla coda senza sprechi, ringraziando l’animale per il dono che ci fa”.
Tornando all’inizio dell’articolo: sì, è possibile una macellazione nel rispetto dell’animale. Ma è possibile assumendoci da consumatori la responsabilità delle nostre scelte, cercando nel nostro consumi un ritorno alle origini e alla sobrietà: scegliendo allevamenti a conduzione familiare e filiere corte e privilegiando sempre la connessione diretta tra allevatore, macellaio di fiducia e consumatore. Solo in questo modo è possibile un’alimentazione consapevole, rispettosa e sostenibile.