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Storie genuine

La storia dei nostri Wagyu

La storia dei nostri Wagyu: tre generazioni verso la purezza

Stanotte, nella nostra stalla, è nata una bellissima vitellina tutta nera. Ogni nascita della Cascina è speciale, ma alcune ci fanno emozionare un po’ di più: sono quelle dei Wagyu allevati dal 2017 nella nostra azienda di famiglia. La storia di questo vitellino inizia in un luogo e in un tempo molto lontano: Giappone, anno 1868.

Giappone perché i Wagyu sono bovini di origine giapponese: il loro nome è proprio composto dalle sillabe "wa", che significa “Giappone” e "gyū" che significa “bue”. Non sono una razza, ma un insieme di razze di bovini forti e muscolosi, indispensabile supporto nel lavoro dei campi per i contadini nipponici di due secoli fa. I Wagyu più comuni in Giappone sono la Matsusaka di razza Kuroge Washu nota anche come Japanese Black oppure la Mukaku Washu o Japanese Polled, che deriva dall’incrocio di una Kuroge con un Aberdeen Angus.

Bovini giapponesi Wagyu: una razza antica

Anno 1868 perché ad un certo punto i bovini giapponesi Wagyu iniziano ad essere allevati in specifici territori del Giappone anche per la qualità della loro carne; alcuni luoghi diventano famosi proprio per gli allevamenti, soprattutto quelli nella cittadina di Kōbe nell’isolata prefettura di Hyogo nella regione di Tajimaed. È proprio qui, nel 1868, che la bontà dei Wagyu viene scoperta da un inglese e, attraversando centinaia di miglia di viaggio e vari decenni di storia, la notorietà di questo prodotto è cresciuta rendendo la carne che proviene da quell'area celebre come “la carne più buona e più cara del mondo”, grazie alla sua estrema marezzatura e squisitezza.

I bovini giapponesi Wagyu di razza Japanese Black possono essere allevati ovunque (proprio come per le Piemontesi, gli Angus, la Chianina e qualunque altra razza bovina) e possono nascere e crescere anche nella campagna bergamasca, in un’azienda a conduzione familiare come la nostra!

Torniamo nella nostra stalla adesso, alla storia della nostra vitellina nera!

La mamma di Piccola Wagyu è nata il 20 marzo 2018 dall’incrocio di una nostra Frisona 100% italiana con un Wagyu Japanese Black puro al 100%; è una Wagyu al 50%, la prima a nascere qui in Cascina dando inizio alla prima generazione di Wagyu allevati da Simone Assanelli. Piccola Wagyu, essendo nata da una Wagyu al 50% e da un toro Wagyu puro al 100% è un incrocio Wagyu al 75% e rappresenta la nostra seconda generazione di Wagyu. Il lavoro dell’allevatore è un lavoro antico e paziente: anno dopo anno, nascita dopo nascita, si ha la possibilità di veder crescere la propria mandria e, nel caso dei Wagyu, l’opportunità di osservare, una generazione alla volta, l’aumento della purezza.

Quotidianamente, come viene allevato un bovino Wagyu?

Piccola Wagyu innanzitutto dovrà crescere sana e forte. Per questo abbiamo recentemente installato una nuova stalla, dedicata esclusivamente alla linea vacca-vitello: qui mucca e vitellino vivono insieme e il cucciolo viene allattato dalla sua mamma a lungo in modo naturale. Solo il meglio per i piccoli Wagyu!

Quando sarà pronta per lo svezzamento, inizieremo a introdurre il foraggio che offriamo ai Wagyu più grandi: alla base dell’alimentazione, il profumatissimo fieno da prato stabile polifita, proveniente da prati non coltivati, ricco di essenze spontanee nutrienti, con aggiunta di cereali per garantire apporto calorico. Le stalle vengono regolarmente tenute pulite e dotate di paglia fresca. Niente birra e massaggi per Piccola Wagyu: questa è solo una leggenda metropolitana! Neanche in Giappone vengono massaggiati o alimentati con birra: gli allevatori giapponesi li spazzolano spesso e aggiungono crusca di orzo nella loro razione, tutto qui!

La storia di Piccola Wagyu inizia da molto lontano e lei ha ancora tanta strada da fare! Tra oltre un anno, quando diventerà a sua volta mamma, darà vita alla terza generazione di Wagyu, con una purezza dell’87,5%: Se saremo fortunati, il cucciolo sarà una vitellina che, a sua volta, ci permetterà di proseguire verso la quarta generazione, purezza al 93,7%.

Sarà con la quinta generazione che raggiungeremo il 98,5% di purezza ottenendo un vitello Wagyu nato in Italia, puro quasi al 100%. È davvero necessario far tesoro dell’arte della pazienza da Nonno Carlo e dai contadini: quell’attitudine che permette di seminare e aspettare di veder crescere i frutti del proprio lavoro, una stagione e una generazione per volta.