La storia del salame che forse non conosci
Il salame: un viaggio dall'antichità alla tavola italiana
Il salame è molto più di un semplice insaccato; è una vera e propria icona della gastronomia italiana, un simbolo di convivialità e tradizione che affonda le sue radici nella storia più antica. La sua vicenda è così intimamente legata al suo ingrediente principale, il sale, che i nomi con cui è stato conosciuto nei secoli lo raccontano da sé: da insicia (presso i Romani) a salumen, salamem e, infine, l'universale salame.
In Italia non solo produciamo la più vasta e rinomata varietà di salami al mondo, ma è proprio qui che questa preparazione è diventata un'arte sopraffina. Un'arte fatta di gusto, tecnica e quei momenti intimi che ruotano attorno a una fetta di pane e un bicchiere di vino.
Dagli Etruschi a Omero: L'origine Italiana e Mediterranea
L'origine del salame è talmente profonda da risalire all'epoca degli Etruschi e dei Romani, trovando il suo consolidamento nel Medioevo e la sua massima diffusione locale in epoca moderna. Tuttavia, le prime esperienze di conservazione della carne sono ancora più remote, risalenti all'epoca preistorica, dove l'essiccazione avveniva con il sole o il fumo.
Il primo passo verso l'insaccato moderno si compie con gli Egiziani, ma è il greco Omero, nell'Odissea, a scrivere per primo di un composto a base di sangue e grasso. Anche se non era ancora il salame come lo intendiamo oggi, fin dall'antichità l'uomo ha lavorato la carne, in particolare quella di maiale, per conservarla a lungo.
La vera svolta, però, avviene in Italia, dove gran parte della storia del salame si sviluppa lungo l'antica Via Salaria, l'arteria che collegava Roma all'Adriatico, cruciale per il trasporto del sale.
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Nascita del salame: il ruolo dei Romani Con l'arrivo degli Etruschi e dei Romani, la tradizione si consolida. I Romani dedicavano grande attenzione alla salatura della carne suina (come testimonia Catone il Censore nel De Agricoltura del II secolo a.C.), chiamando i salumi insicia o botulus. È solo in tarda epoca latina che compare il termine salumen, destinato poi a diventare l'appellativo esclusivo delle carni suine insaccate e stagionate. È in questo periodo che in Italia nascono anche altre specialità come il prosciutto e la mortadella a Bologna. |
Il tocco longobardo e la nascita delle Tipicità
Dopo la caduta dell'Impero Romano, l'arrivo dei Longobardi in Italia porta un'importante innovazione: si perfezionano i procedimenti per trattare e conservare in sicurezza anche la carne cruda. Con l'aumento del consumo di maiale, iniziano a delinearsi le zone a maggiore vocazione salumaia, che non a caso coincidono con le aree di maggiore influenza longobarda: Pianura Padana, Emilia, Lombardia e Umbria.
Nel Medioevo maturo, con l'affermarsi delle Corporazioni, la preparazione si specializza e si raffina, con protocolli diversi in ogni Comune. È in questa fase che nascono i veri e propri salumi tipici locali e le cucine regionali.
Nel Rinascimento, avviene la consacrazione definitiva: i salumi entrano nelle corti dei Principi. Nel manuale "Il Trinciante" compare per la prima volta il sostantivo salame e l'artigiano che lo produce viene chiamato salumiere, segnando l'inizio dell'epoca moderna per questa specialità.
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Il trionfo della varietà del salame: da nord a sud Oggi, i salumi italiani hanno conquistato il mondo, forti di una tradizione che non teme la modernità. Le tipicità regionali sono il cuore pulsante di questa arte, creando una vera e propria competizione gastronomica da Nord a Sud:
Le differenze si giocano su macinatura, aromi (aglio, vino, pepe) e tempi di stagionatura, ma il filo conduttore resta la sapienza dei maestri salumai. |
Un esempio di eccellenza: quando i maiali volarono
La storia di questa tradizione è costellata di successi. Un aneddoto che racconta bene l'impegno per la qualità è quello legato a Ezechiello Levoni. Nel 1913, al concorso di Londra, il suo salame ungherese (nato da una ricetta esclusiva con paprika e affumicatura) vinse la medaglia d'oro, smentendo l'espressione scettica "When pigs fly" ("quando i maiali metteranno le ali").
Quel successo, basato sulla ferma convinzione che la qualità non ammette vie di mezzo, portò il maiale alato a diventare il simbolo del marchio Levoni, contribuendo in modo decisivo allo sviluppo e al successo planetario dell'arte salumiera italiana.
Oggi, con decine di ricette esclusive e una filiera controllata al 100% italiana, l'arte di quei mastri salumai continua a far la differenza, mantenendo vivi i segreti semplici – spezie naturali, tagli di carne selezionati, affumicatura e lenta stagionatura – che rendevano un salame eccellente, fin da quando si chiamava semplicemente salumen.